la dote

“Non sono tante, non ce la faccio come prima …”
Nonna apre l’anta laterale dell’armadio bianco della sua camera da letto, quella con lo specchio in cui mi riflettevo da
Bambina, appena sveglia, affianco alla pancia gigante di nonno Gino. Apre quell’anta di legno massiccio e dentro eccola lì , una pila infinita di lenzuoli bianchi merlettati.
“Nonna grazie .. ma io… ho solo un letto!”

Che lì per lì mica lo capisci di cosa si tratta. Perché per comprare un lenzuolo ti basta andare all’ikea. 14 euro. Però poi lo tocchi quel Lino… e nonna ti spiega che per raccoglierlo andavano nei campi a piedi, lei, tre sorelle e il mulo. Che i fiori di lino erano azzurri, di un azzurro bellissimo che non ha più visto. Ti spiega che i torrenti erano ghiacciati e limpidi ed era una goduria metterci i piedi a mollo mentre attaccavano i fiori per farli lavare, e che poi si lasciavano al sole. Ride al ricordo di qualche scherzo fatto a sua sorella e poi si perde nella voce di suo padre, che cantava nelle notti d’inverno mentre lei e le sorelle filavano.
“Quattro figlie femmine, Chiara “

Quattro doti da preparare, quattro ragazze da dare in spose. Che io ci provo, ma non riesco a immaginarmelo che cosa vuol dire lavorare nei campi da quando hai sette anni. Non mi immagino cosa potesse significare trasferirsi nella casa dell’uomo che hai sposato con il tuo valore dentro una valigia.
E la vedo anche adesso, per un attimo, la vergogna per quella valigia troppo leggera.

“Quanti sono Nonna?”
“Che cosa?”
“I lenzuoli che mi hai preparato, quanti sono?”
“40 sotto e 40 sopra”

Che nemmeno il numero vincente della lotteria avrebbe pronunciato con più enfasi.

“Grazie Nonni’. E mo chi le fa più le lavatrici!”

Grazie Nonni’.